Una tranquilla giornata in miniera
L’estrazione del talco ha segnato per quasi due secoli la storia delle valli Chisone e Germanasca ma, grazie alla superba qualità del talco delle nostre montagne, è una realtà che ancora oggi garantisce un possibile sbocco occupazionale ai giovani delle valli. A esercire la miniera di talco di Pomeifrè, l’unica rimasta in attività, è la ditta Imerys Talc Italy S.p.A., facente parte di un grande gruppo multinazionale.
Nel novembre del 2020 funzionari della Imerys Talc Italy mi hanno contattato in qualità di socio del Gruppo Speleologico Valli Pinerolesi, presentandomi una richiesta di collaborazione.
La Imerys Talc Italy ha rilevato dalla precedente proprietà, insieme alla miniera attiva, anche i terreni di alcune vecchie concessioni minerarie e le relative gallerie, tutte abbandonate da venti a quaranta anni fa. Alcune di queste gallerie, che facevano parte della concessione “Fontane” si trovano al di sotto dei due livelli utilizzati dai percorsi dell’Ecomuseo delle miniere (Scopriminiera e Scoprialpi, in origine, rispettivamente, galleria Paola e galleria Gianna). Si tratta della galleria Vittoria (circa 35 m più in basso della Gianna) e della San Pietro (altri 35 m circa sotto la Vittoria). Erano gallerie di carreggio, cioè impiegate per portare verso l’esterno i vagonetti carichi di minerale estratto dall’interno della montagna, quindi sono gallerie ampie, larghe all’incirca 2,5 m e alte altrettanto, che si addentravano nella montagna per oltre un chilometro prima di ramificarsi nelle varie gallerie di estrazione. L’alluvione del 2000, oltre a portarsi via i resti del ponte sul Germanasca che portava all’ingresso della galleria Vittoria, aveva a suo tempo provocato il franamento di un pendio che aveva occluso l’imbocco della galleria. Il motivo che ha portato la Imerys Talc Italy a contattarmi è legato proprio a questo: essendo stato “tappato” dalla frana l’ingresso della Vittoria, è possibile che all’interno della galleria si sia accumulata dell’acqua, e se la sua pressione dovesse aprirsi un varco attraverso il “tappo” all’ingresso potrebbe creare dei problemi: dopotutto una galleria con sezione intorno ai 6 metri quadrati e lunga un chilometro può contenere 60.000 metri cubi di acqua! L’esigenza di Imerys Talc Italy era quindi di accertarsi delle condizioni della galleria Vittoria, dove nessuno ha più messo piede da almeno trent’anni, e chi meglio degli speleologi potrebbe farlo, muovendosi in condizioni di sicurezza accettabili anche in una galleria dismessa da decenni?
Ovviamente ho subito dato la mia disponibilità e quella dei componenti del Gruppo Speleologico, ma sapevo bene, e gli stessi funzionari me lo hanno fatto presente, che non sarebbe certo bastato un accordo verbale per poter entrare in quelle gallerie. Qualche e-mail mandata alle persone giuste, sparse per l’Italia, mi ha permesso di raccogliere quattro documenti relativi ad accordi tra titolari di concessioni minerarie e Gruppi Speleologici. Un paziente lavori di adattamento (ovviamente nessuno dei documenti trattava di un caso esattamente uguale al nostro) ha portato a un documento, poi sottoscritto dalle parti, col quale la Sezione CAI di Pinerolo si impegnava a mettere a disposizione della Imerys Talc Italy le professionalità dei componenti del Gruppo Speleologico (coperti da assicurazione CAI) affinché si occupassero della ricognizione nella galleria Vittoria con documentazione video/fotografica, mentre Imerys Talc Italy si impegnava a fornire il supporto di alcuni suoi tecnici e gli strumenti necessari per operare in piena sicurezza (radio per le comunicazioni, autorespiratori per eventuali emergenze, misuratore di ossigeno), oltre alla formazione per apprenderne l’uso. In cambio della nostra prestazione Imerys Talc Italy si impegnava a dare alla Sezione CAI una sostanziosa offerta. Imerys Talc Italy avrebbe inoltre organizzato la collaborazione con l’Ecomuseo, dato che per raggiungere la galleria Vittoria avremmo dovuto transitare attraverso la galleria del percorso turistico Scoprialpi.
In piena seconda ondata del Covid-19, approfittando di un periodo di “zona gialla” che permetteva libertà di movimento all’interno del territorio regionale, il 19 dicembre cinque soci del Gruppo Speleologico hanno varcato i cancelli della sede Imerys Talc Italy di Pomeifré. Lì ci attendevano il direttore della miniera, un geologo, un capoturno ed il responsabile di produzione che era tra gli ultimi ad aver lavorato nella galleria Vittoria. Ci sono stati consegnati gli astucci, da tenere fissati alla vita con una cintura apposita, contenenti gli autorespiratori e ci è stato mostrato un video che ne mostra l’utilizzo. Ci siamo quindi spostati in auto all’ingresso della galleria Gianna, dove ci aspettavano due operatori dell’Ecomuseo, i quali ci hanno aperto l’entrata accompagnandoci per il primo tratto. A piedi abbiamo percorso quasi 800 m della galleria Gianna per arrivare ad una ripida discenderia (cioè una galleria inclinata e discendente) che sulle vecchie mappe del complesso minerario risultava dare accesso alla galleria Vittoria. La parte iniziale della discenderia presentava detriti che si sono accumulati negli anni e l’originale scala in legno era marcita. Per sicurezza, ma anche per agevolare la risalita, abbiamo attrezzato la discenderia con una corda, frazionata ogni 10-12 metri. Superato un ultimo tratto reso scomodo da vari franamenti siamo “atterrati” in una galleria pressoché pianeggiante e piuttosto ampia: la Vittoria. Alla nostra destra la galleria si inoltra nella montagna, verso i cantieri di estrazione, ma i crolli che intravediamo non invitano alla visita… A sinistra invece la galleria va in direzione dell’esterno. Da qui l’imbocco dista circa un chilometro. La galleria è in buone condizioni, l’acqua è limitata a pochi centimetri. Dopo qualche centinaio di metri incontriamo però un crollo. I detriti formano un conoide che ostruisce parte del passaggio. Valutata la situazione della volta, che pare aver raggiunto un suo equilibrio e non presenta pericolo di distacchi imminenti, decidiamo che tre di noi proseguano, lasciando gli altri ad attenderci. Il crollo ha interessato pochi metri, oltre i quali la galleria è nuovamente ben conservata. Superate varie diramazioni, notiamo però che il livello dell’acqua aumenta man mano arrivando fino a 50-60 cm. Ben presto ne scopriamo il motivo: un secondo crollo fa da sbarramento parziale al defluire dell’acqua, ma è anche abbastanza esteso da ostruire quasi completamente la galleria. Non ci resta altro da fare che tornare sui nostri passi. Per fortuna abbiamo un “piano B”, del quale si era discusso nelle riunioni con i funzionari della Imerys Talc Italy: a qualche decina di metri dall’ingresso della galleria Gianna, una diramazione dà accesso al pozzo verticale in cui scorreva l’ascensore che metteva in comunicazione i vari livelli della miniera. Su un fianco del pozzo erano presenti delle scalette metalliche, che però non sappiamo in che condizioni siano. Raggiunta la breve diramazione che conduce al pozzo ci aspetta una sorpresa: quel tratto di galleria è utilizzato per la stagionatura di ben 13.000 bottiglie di vino “Autin”!! Scavalcando le griglie di protezione del pozzo verifichiamo che le scalette sembrano ancora solide e così anche i tavolati in legno dei pianerottoli che ogni tre metri interrompono le scale. Per maggior sicurezza scendiamo sulle scalette assicurandoci a una corda ancorata alle putrelle che sostengono i pianerottoli. Arrivati al fondo del pozzo siamo nuovamente nella galleria Vittoria, nel tratto dove curva per andare verso quello che ne era l’ingresso. La seguiamo fino ad arrivare al vecchio cancello, oltre il quale si intravede il materiale di frana che lo occlude. L’acqua c’è, ma solo negli ultimi cinquanta metri circa e con altezza di 30-40 cm. Qualche foto, poi, per toglierci la curiosità, percorriamo la galleria anche verso monte, raggiungendo l’altro lato del crollo che ci ha bloccati prima: è a meno di 50 metri dal pozzo.
Risalito il pozzo e recuperata la corda, riusciamo a resistere alla tentazione di celebrare il successo dell’operazione aprendo una delle bottiglie che abbiamo davanti, e riguadagniamo invece l’uscita, soddisfatti di aver percorso circa 3 km sottoterra e di aver raggiunto l’obiettivo.
Colgo l’occasione per ringraziare il dr. Franco Monticelli e il dr. Kosman Rivolti e gli altri tecnici della Imerys Talc Italy, le guide dell’Ecomuseo delle Miniere e i miei quattro compari: Daniele Geuna, Fabrizio Meloni, Marco Bassi e Francesco Nastasi.
Federico Magrì (Fricu)