Punto di partenza e arrivo | Rodoretto (Prali) |
Ciclabilità | 80% salita, 90% discesa |
Dislivello | 6500m. circa |
Quota massima | 2780 m. |
Sviluppo | 130 km. circa |
Difficoltà | OC/OC |
Attività Sociale | Luciano, Alberto, Norman, Gabriele, Matteo, Paolo |
Realizzata | 3-4-5 Agosto 2019 |
Proporre questo giro come gita sociale sembrava una pazzia, eppure sotto sotto sapevamo che saremmo riusciti a farla e che sarebbe stata una grande avventura e difatti così è stato!
Il primo giorno abbiamo seguito esattamente l’itinerario descritto, anche grazie alla presenza dell’ideatore del giro: Luciano Savarino! L’unica nota negativa è che, come ormai purtroppo si nota spesso, chi lavora in montagna con gli animali non ha quasi nessun rispetto di noi escursionisti, la prima parte di salita al colle di Rodoretto è un campo minato di letame perché il recinto degli animali da pascolo ricopre esattamente tutto il sentiero permettendole di sporcarlo come fosse proprietà privata. Non parliamo poi dei vari recinti incontrati durante il giro senza porte ne possibilità di superare agevolmente i fili anche elettrificati (ma non dovrebbe esserci il diritto di passaggio sui sentieri accatastati e segnati sulle cartine?? vabbè…). Comunque si arriva agevolmente al colle anche con qualche tratto ciclabile, la discesa rispetto a quando è stata relazionata la gita la prima volta risulta quasi del tutto ciclabile (noi eravamo 3 full e 2 front da 29) poi si scende lungo la bella strada della valle Argentera senza problemi. Si risale alla Cima del Bosco sempre bella come bello è il sentiero che scende dall’altra parte a Thures. Pernottiamo alla Fontana del Thures con un’ottima accoglienza in un rifugio magnifico in perfetto stile alpino del posto.
Il mattino seguente ripartiamo risalendo la val di Thures fino a giungere al bivacco del CAI Bussoleno da dove parte il sentiero per la Ramiere. Noi ovviamente non abbiamo tempo di salire in cima quindi proseguiamo con i 300 metri che mancano per il Colle di Thures raggiungendolo in breve.
La discesa questa volta è impegnativa e nella prima parte poco o nulla ciclabile, per fortuna dopo pochi minuti riusciamo a risalire in bici e con discreto impegno percorriamo tutto il sentiero in sella, veramente bello e tosto! Attraversiamo una borgatina abbandonata e con la carrareccia sterrata ci portiamo sull’asfalto scendendo ad Abries.
Per oggi abbiamo deciso di sfruttare un locale del posto per mangiare, ci fermiamo più in su al rifugio de la Monta, consigliato!
Ripartiamo velocemente perchè per oggi abbiamo deciso di cambiare valico… la gita originale proporrebbe il colle della Croce ma noi vogliamo andare al Col Selliere per omaggiare il nostro amico Agostino, che proprio su quel colle ci ha lasciati poco meno di un anno fa. La salita è dura ma regolare e ci porta al Belvedere du Viso, punto di partenza per raggiungere anche il Refuge du Viso. Da qui parte il sentiero sempre ben indicato per il colle, la maggior parte della salita è bici in spalla ma qualche tratto della parte bassa si può spingere/pedalare (non lasciatevi ingannare dai tempi segnati sui cartelli, in realtà sono molto abbondanti). Una volta raggiunto ci aspetta un’altra lunga e tecnica discesa verso il Rifugio Granero, anche qui la prima parte si deve fare a piedi, sono però pochi metri per superare qualche passaggio roccioso, poi si cicla quasi interamente fino al fondo! Veramente bello anche lui! Arrivati al lago non risaliamo al Granero ma scendiamo verso la conca del Pra (l’ora è già tarda!) scegliendo uno dei due sentieri, noi facciamo quello a sinistra ma è la stessa cosa, e raggiungiamo il Rif. Jervis dove pernotteremo. Con questa deviazione il dislivello sale a 2500 metri circa anzichè i 1850 originali. Anche i km aumentano a circa 50 contro i 34 per il colle della Croce, per chi ha voglia e fisico vale sicuramente la pena!
Il terzo giorno è quello più “corto” ma dopo la discesa verso Villanova per risalire al Colle del Giulian c’è da farsi un bel mazzo su una sterrata con pendenze che mettono veramente a dura prova anche il biker più allenato! sono 750 metri di dislivello in circa 5 km tutti di un fiato, poi intervallati da qualche tratto in piano si raggiungono le bergerie del Giulian a quota 2100 m circa.
Da qui parte il sentiero che bici in spalla ci porta al colle a circa 2450 metri, anche oggi decidiamo per una piccola deviazione e anzichè proseguire per i 13 laghi saliamo ancora in cima al Monte Giulian aggiungendo circa 100 metri di dislivello. Ritorniamo sui nostri passi e continuiamo la cavalcata tra val Pellice e Germanasca, questa volta passando sul lato Germanasca con la militare dal fondo veramente impegnativo ma anche qui tutta ciclabile per chi ha ottime gambe e tanta voglia di spingere! Qualche tratto a piedi dove la strada è troppo rovinata e arriviamo al punto più elevato, non ci resta che scendere nella conca dei 13 laghi, sarebbe bello scendere in sella i tornanti che ci aspettano ma alcune frane rendono difficoltosa la discesa tanto da costringerci a scendere e andare a piedi! Scendendo migliora e la parte finale si riesce a pedalare con molta tecnica.
Mangiamo un boccone e risaliamo al Bric Rond, arrivo delle seggiovie di Prali, qui si pedala quasi tutto tranne un paio di punti.
Adesso imbocchiamo come da relazione il sentiero per Rocca Bianca, sempre splendido, che raggiungiamo (altra deviazione rispetto alla relazione principale che si fermava al colle sotto la cima).
Per la discesa scegliamo una variante, il sentiero che porta a Crosetto pare non sia più praticabile e questo dopo tutte le fatiche di questi giorni non ci invoglia a provare!
Torniamo allora indietro sui nostri passi oltre il colle, ripercorriamo il sentiero a mezza costa facendo attenzione perchè ad un certo punto troveremo un sentierino che parte alla nostra destra, l’ideale è guardare bene all’andata, su un cartello si trova l’indicazione scritta a pennarello per la miniera Sapatlè ma è visibile solo andando verso Rocca Bianca, non tornando indietro dopo aver fatto la cima!
Questo sentierino tecnico ci porta sulla strada che scende dalla cava della Majera, strada che seguiremo per un bel pezzo in discesa, fino ad arrivare ad un tornante a sinistra a quota 1800 m circa dove troviamo un’altra strada che parte dritta dal tornante e che porta ad una bergeria, la prendiamo, superiamo la bergeria e troviamo una strada di terra battuta fatta da poco per lavori idraulici, scendiamo a sinistra su di una zona prativa andando a incrociare il sentiero che scende a Prali Villa, sentiero molto battuto dalle bici per il suo fondo liscio e scorrevole, pieno di tornanti per concludere al meglio questa bella avventura su due ruote!
Arrivati a Villa non ci resta che scendere sulla statale fino a ritrovare l’auto parcheggiata due giorni fa.
Un giro completo, magnifico, che ti mette alla prova ma ti regala tanto. Per chi si vuole cimentare e ripercorrere il giro, mi raccomando, prudenza.. il terreno è duro e la gita anche, ci vuole preparazione adeguata sia fisica che tecnica e anche mentale se vogliamo.. sono quasi 6500 metri di salita e 130 km in 3 giorni con parecchio portage! Il telefono prende poco e nel secondo giorno quasi nulla, quindi meglio essere anche in 3 o 4 (noi eravamo in 4 al Col Sellière) e l’unica “via di fuga” da Abries è fare il Colle della Croce…